Sicurezza e insicurezza, percezione e realtà si confondono in un paese nel quale la quotidianità è fatta di allarmismo, scandalo e gogna-mediatica. I dati sono chiari: gli omicidi sono in calo, in generale tutta la platea dei reati più gravi è in calo o è all’interno di un trend costante: non c’è nessuna emergenza. La forza delle statistiche e della realtà soccombe alla suggestione e alla paura alimentata dalla percezione e dalla strumentalizzazione politica e dei media della giustizia e dei casi di cronaca nera.

Agosto 2019 è stato un mese più concitato del previsto: l’apertura di un’insolita crisi di governo balneare da parte dell’ormai ex-Ministro dell’interno Matteo Salvini e la conseguente crisi parlamentare, risolta da un radicale cambio di maggioranza, hanno contribuito a tenere alta l’attenzione del Paese sullo scenario politico, a scapito di altri accadimenti, pur degni di nota. Tra questi c’è la pubblicazione da parte del Ministero dell’Interno delle statistiche relative all’attività svolteda quest’ultimo nel periodo compreso tra il 1° agosto 2018 al 31 luglio 2019, durante il quale la poltrona più importante del Viminale è stata ricoperta proprio dal sopraccitato Ministro.

Tra i dati positivi c’è il calo del 14% degli omicidi osservati: dai 357 del precedente periodo a 307 registrati nel periodo di indagine, un dato corrispondente ad un tasso di omicidi pari a circa 0.59 omicidi per 100mia abitanti. Per fare un confronto, a livello il tasso era uguale ad 1 nel 2016 (ultimi dati disponibili), che si confrontava con un dato italiano dello stesso anno pari a 0.7. La notizia è ovviamente positiva, ma la domanda sorge spontanea: ciò vuol dire che le politiche securitarie promosse da Matteo Salvini funzionano?

La risposta sembrerebbe positiva a prima vista, ma in realtà il dato annuale si inserisce in una tendenza positiva che risale almeno agli anni Novanta. Per vedere questa tendenza basta confrontare la serie storica dei dati raccolti nello stesso periodo annuale coperto dalla statistica pubblicata dal Viminale ad agosto: dal 1° agosto 2015 al 31 luglio 2016 il totale degli omicidi era di 398, mentre lo stesso totale era uguale a 449 se ci si riferisce all’anno precedente (1).

A confermare questo trend di lungo periodo è la stessa Istat in un report pubblicato il 15 novembre 2018 (2): qui ad essere presi in considerazione sono i dati riferiti annualmente, nonostante la coincidenza con le ultime cifre pubblicate dal Ministero dell’interno che si riferiscono ad un diverso intervallo temporale.

Lo stesso report afferma che negli ultimi decenni “gli omicidi registrano un forte calo che riguarda soprattutto gli uomini […] imputabile anche alla riduzione di quelli operati dalla criminalità organizzata”. Difatti, disaggregando la serie storica per genere è possibile notare il marcato calo che interessa la popolazione maschile: nei primi anni Novanta, il rapporto tra le vittime di sesso maschile e quelle di sesso femminile era 5:1 (5 vittime maschili per ogni vittima femminile), mentre nel 2017 questo rapporto si è fermato a 2:1.

Nello stesso report viene inoltre operato un confronto a livello europeo, per mezzo dei dati Eurostat relativi al 2016 (ultimi dati disponibili) (3), nel quale risulta evidente quanto positivo sia il dato italiano, che risulta migliore di quelli di tutti gli altri grandi paesi europei ad eccezione della Spagna.

(1) Per approfondire: https://www.lavoce.info/archives/46798/linarrestabile-declino-degli-omicidi/
(2) https://www.istat.it/it/files/2018/11/Report_Vittime-omicidi.pdf
(3) Purtroppo, la raccolta e l’elaborazione dei dati a livello comunitario è sempre più lenta rispetto a quella nazionale.

page1image54642096page1image60832384page1image60832576page1image60831616

page2image54550864

Tuttavia, a questo punto un’altra domanda sembra emergere: se, dati alla mano, il nostro sembra essere un paese sempre più sicuro, almeno per quanto riguarda gli omicidi, per quale motivo c’è una crescente richiesta di sicurezza nella società? La risposta sembra essere collegata al grado di percezione della sicurezza, piuttosto che alla frequenza dei reati.

Sempre l’Istat ha analizzato la percezione della sicurezza dei cittadini italiani in un report del 22 giugno 2018 (4), attraverso i dati raccolti nel biennio 2015-2016 (ultimi dati disponibili). Da questa analisi arrivano segnali contrastanti: confrontando i dati con quelli relativi al biennio 2008-2009 emerge un miglioramento generalizzato delle preoccupazioni, con una diminuzione di tutti gli indici relativi alla sicurezza individuale percepita; eppure, il tasso dei cittadini che ritiene di vivere in una zona a rischio criminalità è aumentato di 11.9 punti percentuali rispetto al precedente biennio, nonostante dal 1997-98 tutti gli indicatori di degrado socio-ambientale nella zona in cui si vive sono costante calo (tranne per la percezione della presenza di prostituzione).

Sembra quindi che ciò che preoccupa i cittadini non sia l’effettiva esperienza di essere vittima di un reato, quanto più il rischio percepito di esserlo.

page2image54619936page2image61057536

4 https://www.istat.it/it/files//2018/06/Report-Percezione-della-sicurezza.pdf

page2image61073152

Nondimeno, questi dati mostrano solo un’immagine parziale del problema. Difatti, se è vero che il numerodi omicidi è in constante calo, la stessa cosa non può essere detta per altre tipologie di reato, violenti e non: il numero di denunce per lesioni personali (comunque stabile se si considera un arco di tempo più breve) è in aumento, così come quelle relative ai furti in appartamento, mentre le altre tipologie mostrano una tendenza stabile o discendente.

Sembra quindi che, a fronte di un generale trend stabile o in discesa delle altre tipologie, la rapida crescita di episodi di furti in appartamento contribuisca a creare un generale allarme nelle comunità (5), e ciò unito a situazioni di degrado urbano porti ad un amento della percezione di vivere in zone a rischio criminalità.

Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat (1983-2014, ultimi dati disponibili in serie storica).

Per concludere, sembra che la generale percezione di maggiore insicurezza dei cittadini poggi effettivamente su alcune basi statistiche, ma queste non sembrano essere sufficienti a spiegare gli aumenti dei relativi indicatori: una buona parte del problema potrebbe essere la sovraesposizione mediatica dei casi di cronaca nera, oppure il generale clima allarmista e giustizialista che sempre di più si respira nel paese, alimentato a sua volta dall’insicurezza percepita, in un processo di autocatalisi che sarà sempre più difficile spezzare (6).

page3image54526992page3image61060416

5 Per approfondire: https://www.lavoce.info/archives/42919/perche-la-rapina-spaventa-piu-dellomicidio/
6 Disclaimer: il fine dell’articolo è quello di porre in evidenza le tendenze dei reati ed un generale problema di percezione dei cittadini italiani, non quello di fornire le ragioni per spiegare quest’ultimo. Le ipotesi avanzate sono dell’autore, e l’individuazione di possibili cause è fuori dalla portata di questo lavoro: ulteriori studi, dati e metodi sarebbero necessari.