Quale il è l’opinione degli italiani sulla giustizia? Ecco i dati delle ultime ricerche in materia.

Ad ottobre il Censis ha pubblicato per la Cassa Forense il “IV Rapporto Censis sull’avvocatura 2019” (1), concernente la situazione presente e i recenti sviluppi della pratica forense, oltre che l’opinione degli italiani sulla giustizia. Questa seconda parte è di grande interesse, in quanto tenta di esplorare il rapporto tra i cittadini e le istituzioni giudiziarie e le loro considerazioni su alcuni temi di attualità, tra cui nuove fattispecie di reato e la loro pericolosità sociale.

Dall’indagine emergono alcune conferme ed alcune sorprese. Come è possibile prevedere, tra le criticità più avvertite del sistema giudiziario c’è quella relativa ai tempi della giustizia: il 61,1% degli italiani indica come problematica l’eccessiva durata dei processi civili e penali, mentre appena poco più della metà riscontra come altro aspetto preoccupante la prescrizione dei processi, il 33,4%, una percentuale che si discosta di poco da quella degli italiani che ritengono problematico il basso livello di educazione alla legalità dei cittadini (32%), un dato leggermente imprevisto. A destare preoccupazione sono poi i possibili costi da sostenere in caso di contenzioso legale e il sovraffollamento delle carceri, anche quest’ultimo con una percentuale un po’ inaspettata.

L’indagine si sposta poi sui rischi giudiziari che un cittadino potrebbe correre suo malgrado. In questo caso il rischio percepito dai cittadini come più preoccupante è quello di incorrere in un errore giudiziario (57,4%), seguito dall’essere coinvolto in un’indagine della magistratura pur essendo estraneo ai fatti (42%), l’uso delle intercettazionitelefoniche (30,9%), la diffusione sui media di materiale riservato.

(1) Qui la versione integrale: http://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Rapporto%202019_0.pdf
Qui un riassunto: http://www.censis.it/lavoro/rapporto-censis-sull%E2%80%99avvocatura-una-professione-che-deve-ripartire-

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Nel loro rapporto con la giustizia, gli italiani sembrano quindi essere preoccupati per la possibile violazione dei loro diritti come imputati, e questo nonostante (o forse proprio a causa de) la spinta giustizialista che sembra attraversare il Paese negli ultimi anni. Allo stesso tempo, il 60% dichiara di essere disposto a mettere in secondo piano la libertà personale rispetto alla garanzia di sicurezza, mentre il 34,5 dichiara di non voler rinunciare alla propria libertà.

Eppure, il quadro delle garanzie dell’imputato viene giudicato troppo benevolo dal 57,6% degli intervistati, giusto da appena il 28,6% e troppo punitivo dal 2,8%. Sembra quindi che mentre da una parte gli italiani siano preoccupati delle proprie garanzie quando sono essi i soggetti di un possibile processo, lo stesso ragionamento non viene applicato quando si esamina il sistema giudiziario nel complesso. Questa può sembrare una contraddizione, ma lo è solo apparentemente: nonostante la maggior parte dei cittadini nutra il timore di poter essere coinvolto in qualche indagine e vorrebbe quindi essere tutelato in quanto imputato, allo stesso modo la stragrande maggioranza degli italiani potrebbe non sentirsi responsabile di reati particolarmente esecrabili, avendo invece questi in mente comebenchmark quando si parla delle garanzie dell’imputato in quanto tali.

Questa intuizione sembra essere confermata dai dati: difatti, disaggregando i dati precedentemente esaminati per tipologia di reati, è possibile notare come le opinioni sulla benevolenza o meno del sistema di garanzie dell’imputatosi differenzino in relazione ai reati, quasi delineando un sistema di garanzie pesate in base alle accuse. Come è possibile aspettarsi, il giudizio dipende dalla percepita pericolosità sociale dei misfatti e delle categorie che li commettono. Non stupisce quindi che la categoria per la quale le misure di garanzia vengono ritenute troppo benevole sia in primis quella dei politici e degli amministratoti (presunti) corrotti, seguita dai presunti stupratori e pedofili. Al contempo, solo il 24% ritiene che il sistema giudiziario e le sue garanzie siano troppo benevole per i reati relativi alla legittima difesa.

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Il Censis inoltre esplora anche quali sono le caratteristiche maggiormente riscontrabili in chi esprime tali opinioni: “il profilo di chi esprime un giudizio di eccessiva benevolenza, trova una maggiore significatività (con valori percentuali superiori al dato medio del 57,6%) fra chi risiede nel Nord Est (58,5%) e vive prevalentemente nei centri con una popolazione compresa fra i 10mila e i 30mila abitanti (61,9%). Fra le caratteristiche strutturali emergono inparticolare la classe d’età compresa fra i 35 e i 44 anni (65,5%), la condizione economica medio-bassa (61,3%), il genere maschile e il titolo di studio medio (rispettivamente il 59,6% e il 59,3%).”

Lo stesso esercizio è stato svolto nei confronti di chi ha ritenuto “giusto” il sistema di garanzie: “Il profilo che ne emerge è quello di un giovane (18-34 anni), maschio, laureato, che vive nel Nord Est in un centro con una dimensione compresa fra i 30mila e i 100mila abitanti e con una condizione economica definita media.

A fare, in parte, da contraltare a questi dati ci sono quelli riguardanti l’opinione degli italiani sulle nuove fattispecie di reato o reati soggetti ad inasprimento delle pene: il maggior livello di pericolosità sociale è assegnato al traffico di organi prelevati da persona vivente (39,9%), seguito da l’inquinamento ambientale e disastro ambientale (35,3%) e dall’omicidio stradale (33,7%). Con quote vicine al 20% troviamo la tortura e l’istigazione alla tortura (18,5%), frode e depistaggio messi in atto nel corso del processo penale (17,2%) e reati contro la pubblica amministrazione (16,3%). Più distanti il caporalato (13,9%) ed il negazionismo (11,8%).

Un altro tema esplorato nel rapporto riguarda la crescita del risentimento e del rancore sociale nell’opinione pubblica: si è infatti domandato agli intervistati quali sono, a loro parere, le cause dietro questo aumento, e le opinioni si sono orientate ad indicare proprio la giustizia come uno dei fattori principali. Per il 25% degli intervistati alla base del crescente sentimento negativo c’è “una giustizia che favorisce principalmente i ricchi, i privilegiati, i più spregiudicati”, Il 23,7% attribuisce il rancore alla “crescente disuguaglianza nei redditi e nelle opportunità di lavoro”,mentre il 18,4% individua la causa nella “burocrazia inefficiente e costosa”. Il 15,5% chiama in causa “l’ingresso incontrollato di stranieri all’interno dei nostri confini” e il 12,2% le “promesse disattese di crescita”.

Sembra quindi che, citando Solone, gli italiani percepiscano la giustizia come “una ragnatela che intrappola gli insetti più piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi” (2).

A confermare la bassa fiducia che gli italiani nutrono nei confronti del sistema giudiziario sono anche i dati dellaCommissione Europea pubblicati nel “The 2019 EU Justice Scorebord” (3), un rapporto annuale che ha l’obbiettivo dianalizzare gli aspetti positivi e negativi dei sistemi giudiziari dei paesi membri dell’Unione Europea. Tra gli indiciutilizzati dal rapporto compare l’indipendenza percepita del sistema giudiziario, indicata nel documento come garanzia di correttezza, prevedibilità e certezza del diritto, elementi che costituiscono le basi di uno stato di diritto(4).

Come è possibile anche notare dal grafico, in Italia negli ultimi anni la percezione dell’indipendenza della magistratura è aumentata, raggiungendo nel 20195 circa il 37% di risposte positive, contro tuttavia un 46% di opinioni negative. La buona notizia è che negli ultimi anni (4) i giudizi positivi sono progressivamente aumentati, delineando un trend positivo, ma nonostante ciò l’Italia resta ancora uno dei paesi europei peggiori secondo questo indicatore: peggio di noi fanno solo la Spagna, la Bulgaria, la Slovacchia e l’Ungheria.

(2) https://it.wikiquote.org/wiki/Solone
(3) https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/justice_scoreboard_2019_en.pdf
(4) Fonte: Indagine Eurobarometro FL474.
(5) Le interviste utilizzate per il rapporto sono state svolte tra il 9 e l’11 Gennaio 2019, nella cornice dell’Eurobarometro, prima quindi dello scoppio dello scandalo Palamara.

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Tra le ragioni dietro questi giudizi vengono indicate, da un terzo degli intervistati, quasi a parimerito, le percepite interferenze o pressioni da parte della politica e dai vari gruppi di interesse, mentre solo poco più del 20% ritiene che la percepita mancanza di indipendenza sia dovuta allo status e alla posizione ricoperta dai giudici nell’ambito del sistema giudiziario (6).

A confermare questi dati e le tendenze emerse sono anche i rapporti Eurispes. Nello specifico, nel “Rapporto Italia 2019” (7), nella sezione dedicata al rapporto tra gli italiani e le istituzioni, si evince come negli ultimi 3 anni la fiducia generale degli italiani nelle istituzioni sia aumentato (20,8% nel 2019 contro il 13% del 2018 e il 7,7% del 2017), triplicando rispetto al 2017. Disaggregando i dati, la Magistratura raccoglie il 46,5% delle opinioni favorevoli, in aumento rispetto al 2017 (dove non si raggiungeva il 40%) e segnando anche qui un trend positivo generale. Tuttavia, tra le istituzione sondate la Magistratura si colloca solo al decimo posto, superata da tutte le componenti delle Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria), dal Corpo dei Vigli del Fuoco e dalle Forze di Difesa (Esercito, Marina ed Aereonautica), oltre che dal Presidente della Repubblica, confermando in parte il crescente sentimento di “legge ed ordine” (incarnato più dall’ordine che dalla legge) che anima il Paese.

In conclusione, il rapporto tra gli italiani e la giustizia sembra essere un rapporto fluttuante ed incerto: da un lato c’è una ritrovata fiducia nelle istituzioni democratiche e giudiziarie, ed un apprezzamento delle sue garanzie quando a sentirsi minacciata è la propria persona, dall’altro un crescente sentimento giustizialista, specialmente quando in ballo ci sono reati ritenuti particolarmente pericolosi o deprecabili dal punto di vista sociale. Va comunque ricordato che nonostante il trend positivo, il nostro paese di colloca tra i peggiori in Europa per il giudizio sul sistema giudiziario da parte dei suoi cittadini, una posizione non rassicurante per il futuro della Giustizia in Italia.

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(6)Fonte: Indagine Eurobarometro FL474.
(7) https://eurispes.eu/news/eurispes-rapporto-italia-2019-i-risultati/, anch’esso pubblicato il 31 Gennaio 2019, quindi