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Nel mese di gennaio, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si è pronunciata sulla vicenda di un uomo con gravi problemi psichici che è stato trattenuto in carcere sebbene il Tribunale avesse ordinato il suo trasferimento in un centro in cui potesse essere curato (Caso SY c. Italia)[1]. In tale vicenda, la Corte EDU ha condannato l’Italia per la violazione, tra i tanti, degli artt. 3 e 6 della CEDU, i quali vietano, rispettivamente, la sottoposizione a tortura e a pene o trattamenti inumani o degradanti e lo svolgimento di un processo non equo. Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ha accolto con soddisfazione la sentenza ed ha dichiarato: «La Cedu afferma due principi importanti: il primo, le carceri non sono luoghi di cura per la presa in carico di patologie psichiatriche gravi, vanno dunque immaginati nuovi modelli per la salute mentale, in stretto contatto con i servizi territoriali. [..] Il secondo principio è che le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) sono uno dei luoghi dove il paziente psichiatrico autore di reato può essere destinato, ma non sono l’unico»[2]. Emerge l’attenzione che le Corti sovrannazionali dedicano al tema del “dove” – ma soprattutto del “come” – trattare i pazienti psichiatrici, con l’obiettivo di assicurare la tutela dei diritti fondamentali nei contesti più difficili e, soprattutto, nei confronti delle persone più fragili. Tuttavia, già prima un monito era stato espresso dalla Corte costituzionale, nella sentenza poi pubblicata il 02/02/2022, n. 22.



[1] http://www.conferenzasalutementale.it/wp-content/uploads/2022/01/CEDU-CARCERE.SALUTE-AFFAIRE-SY-c.-ITALIE-24-1-2022.pdf.
[2] http://www.osservatoriostopopg.it/2022/01/25/salute-mentale-e-carceri-litalia-condannata-per-aver-tenuto-in-carcere-uomo-con-gravi-patologie-psichiatriche/.

foto dell’articolo “Rems Empoli, Scarpa: Ulteriore passo di civilizzazione”, su: https://www.gonews.it/2020/12/07/rems-empoli-scarpa-ulteriore-passo-di-civilizzazione/Copyright © gonews.it