Il 28 aprile 2021, dopo il consenso dell’Eliseo alle richieste dell’Italia nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse”, si è proceduto all’arresto di 10 rifugiati politici, condannati per atti di terrorismo commessi durante gli “anni di Piombo”. Gli arresti del 28 aprile hanno dato un duro colpo alla c.d. “dottrina Mitterrand”, ovverosia quella politica, introdotta nel 1981 dall’omonimo presidente socialista, relativa al diritto d’asilo in Francia. La vicenda, a parere di chi scrive, solleva due questioni. La prima riguarda la Francia, che in passato ha più volte negato l’estradizione, anche per condanne su “fatti di sangue”. Se questo fosse giusto o meno, è discutibile; tuttavia è stato fatto, e sulla base di questa scelta quelle persone sono rimaste in Francia, hanno deposto le armi, si sono rifatte una vita, hanno intrapreso un percorso lavorativo e costruito una famiglia. Il dubbio che si vuole sollevare è se sia o meno possibile applicare, alla dottrina Mitterrand, il principio di irretroattività che vige in materia penale. La seconda questione, che riguarda anche l’Italia, tocca i fondamenti della prescrizione e le ragioni del punire. Come dichiarato dall’avvocatessa Irene Terrel, che ha legato il suo nome a queste vicende, “vengono rimessi in discussione i fondamenti della filosofia del diritto. In sostanza si dice ‘basta, non accettiamo più la prescrizione, il principio che anche il peggiore può cambiare, può evolvere, andare nel senso di una riconciliazione della società civile’. Se tutto questo non conta più, ad essere abolite sono le basi del diritto”. La prescrizione, per alcuni arrestati, è già maturata; per altri, trattandosi di condanne all’ergastolo, non può essere applicata