Da diverse settimane, la dichiarata pandemia globale da Corona Virus, o Covid-19, ha stravolto il nostro stile di vita, costringendoci a limitare drasticamente i nostri contatti con l’esterno. Infatti, fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria i cittadini sono stati invitati a restare a casa, senza in realtà prestare particolare attenzione alle categorie di persone che non hanno una dimora, o a quelle che si trovano chiuse in un luogo che purtroppo si rivela -soprattutto in questi casi- tutt’altro che sicuro e somigliante ad una casa, come i detenuti e gli immigrati trattenuti nei centri di permanenza per il rimpatrio (o CPR), luoghi in cui gli immigrati irregolari vengono trasferiti in attesa di essere espulsi.
Da CIE a CPR: il decreto Orlando-Minniti
La dicitura “centri di permanenza per il rimpatrio” o “CPR” risulta relativamente nuova poiché introdotta dal decreto Orlando-Minniti nel 2017, che vede un approccio securitario nei confronti del fenomeno migratorio e del sempre crescente problema della cosiddetta “sicurezza percepita” proprio in relazione all’immigrazione, notevolmente aumentata con la crisi libica del 2011. Con il d.l. 13/2017, infatti, i CPR sostituiscono i CIE (centri di identificazione ed espulsione), e ne si aumenta il numero, portandoli ad uno per regione. Inoltre, il Decreto Sicurezza e Immigrazione del 2018 ha aumentato da 90 a 180 giorni il periodo di trattenimento.
Più associazioni per i diritti umani, da anni, portano avanti mobilitazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni dei CPR, che risultano spesso sovraffollati e versanti in condizioni non idonee a trattenere esseri umani. Nel 2018, il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà, Mauro Palma, ne evidenziava più criticità, come la mancanza di spazio, l’ assenza di luoghi da adibire al culto, sale comuni e mense. Tra dicembre e gennaio, i CPR sono stati teatro di proteste e rivolte per le condizioni di vita dei trattenuti; l’ultimo episodio ha avuto luogo a fine marzo, nel centro di Gradisca d’Isonzo, dove sono stati appiccati degli incendi in segno di protesta per le condizioni del centro, soprattutto alla luce dell’emergenza Covid-19.
CPR e COVID-19: le linee guida fornite dal Ministero dell’Interno e le risposte
Con la circolare del 20 marzo 2020, il Ministero dell’Interno poneva l’attenzione sulle misure da adottare nei CPR per prevenire il contagio da Covid-19. Veniva previsto un costante monitoraggio delle persone trattenute, al fine di individuare tempestivamente eventuali sintomi riconducibili al contagio e, nei casi sospetti, di allertare le autorità sanitarie per condurre ulteriori accertamenti; si ribadiva l’importanza dell’igiene, e quindi l’esigenza di fornire ai trattenuti sia un’idonea dotazione di materiale sanitario, sia un’informazione sugli accorgimenti da adottare per prevenire il contagio, sempre nel mantenimento di condizioni d’ igiene e pulizia degli spazi. L’eventualità d’ ingressi nuovi, tutt’altro che remota, avrebbe presupposto, come indica il vigente regolamento unico sull’organizzazione dei CPR, una visita preliminare per escludere sintomatologie da Covid-19.
Le linee guida fornite dal Ministero appaiono, tuttavia, generiche e assolutamente non sufficienti, soprattutto perché non sono esclusi ingressi nuovi. L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), insieme ad altre, a fine marzo 2020 ha sottoscritto un documento indirizzato al legislatore e ai decisori istituzionali che, oltre ad evidenziare le criticità già esistenti ed accentuate dal Covid-19, chiede la sospensione degli ingressi nei centri per evitare rischi legati al contagio: il fatto che le strutture lavorino ancora a pieno regime e possano accogliere nuovi migranti rappresenta un rischio per la salute sia dei trattenuti che degli operatori.
Al momento, i nuovi ingressi sono vincolati a un isolamento di 48 ore, che comunque è un arco temporale troppo breve per garantire la sicurezza. Essendo stati sospesi tutti i voli, e in generale tutte le partenze, è stato richiesto al Ministero dell’interno di rilasciare i trattenuti vicini alla scadenza, poiché l’esistenza dei centri di permanenza è legittimato dalla possibilità del rimpatrio del migrante, e in questo momento non è possibile. Questo, evidenzia il Garante nazionale, rende illegittimo il trattenimento nei centri. Inoltre, parte dei trattenuti sono in attesa di risposte dalle commissioni territoriali, che al momento risultano inattive a causa delle chiusure dovute al Corona virus: la situazione attuale risulta di stallo, con più di una possibilità che le scadenze vengano prorogate.
Gli aggiornamenti del Garante nazionale e la collaborazione con gli Enti
Successivamente alla circolare del Ministero dell’Interno, il Garante nazionale ha trattato la questione CPR in più bollettini, l’ultimo datato 21 aprile. Si parla di una situazione critica: viene ribadita l’assenza del presupposto di legittimità per trattenere le persone all’interno dei centri, e a tal proposito viene definita “variegata” la situazione relativa agli orientamenti dei Giudici di Pace e dei Tribunali. Infatti alcuni, tenendo conto della situazione, non hanno convalidato i provvedimenti restrittivi sottoposti al loro scrutinio; altri, invece, hanno continuato ad autorizzare trattenimenti e proroghe.
Comunque, le presenze nei centri stanno diminuendo, anche se la loro attività non si è fermata: si parla di pochi ingressi allo stato attuale. Nessun centro risulta sovraffollato, al momento. In particolare, un dato sicuramente positivo riguarda la chiusura disposta dal Ministero dell’Interno del centro di Caltanissetta, su cui il Garante s’ era espresso duramente a seguito di una visita personale. Rimane tuttavia difficile la situazione in cui versano gli “hotspot”, cioè i centri di smistamento e identificazione collocati nei luoghi più sensibili agli sbarchi: le presenze al loro interno restano alte ed in progressivo aumento. A tal proposito, il sindaco di Lampedusa ha emesso un’ordinanza che impone un periodo di quarantena ai nuovi arrivati, previsto anche per i migranti già presenti nella struttura. Questo processo, definito dallo stesso Garante “lontano dall’essere accettabile”, rischia di prolungare potenzialmente all’infinito il periodo di trattenimento.
Nelle ultime settimane è stata molto stretta la collaborazione fra il Garante nazionale e gli Enti che gestiscono i CPR: sono stati forniti questionari riguardanti le condizioni dei centri sia per quanto concerne il numero dei trattenuti, sia per la salubrità degli ambienti. È risultato che la quasi totalità degli enti gestori dichiara di effettuare regolarmente attività di sanificazione straordinaria e igienizzazione. Tutti riportano d’ aver incrementato i kit per l’igiene personale destinati ai cittadini stranieri, rendendo disponibili le mascherine protettive. Inoltre, riferiscono di aver informato in più lingue le persone trattenute in merito all’emergenza sanitaria in atto, e d’ averle istruite al comportamento da tenere per impedire che il virus si propaghi.Anche le strutture per il trattenimento delle persone migranti hanno risentito, seppure in modo minore rispetto alle strutture penitenziarie, dell’impossibilità di visite. La risposta dei centri è stata buona: è stato facilitato e ampliato l’utilizzo delle videochiamate, non solo per contattare i propri cari ma anche per comunicare con i propri difensori e con i Garanti territoriali, ove presenti. A questo proposito, il Garante auspica che, anche al termine dell’emergenza sanitaria, nei centri sia possibile introdurre in via definitiva la libertà di corrispondenza telefonica.
Fonti:
–Decreto Minniti-Orlando: Gazzetta Ufficiale
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/02/17/17G00026/sg
–Decreto Minniti-Orlando: approfondimenti
https://www.meltingpot.org/Decreti-Minniti-Orlando-la-risposta-sbagliata-alla.html#.Xpi5YNMza8o
https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2020/03/20/cpr-coronavirus-covid-19-rimpatri
–CPR: definizione
https://bit.ly/3eOKnY0
–CPR: approfondimento
https://temi.camera.it/leg18/post/cpr.html
–Appello ASGI https://www.asgi.it/allontamento-espulsione/cpr-detenzione-migranti-diritto-salute/
–Bollettino Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertàpersonale7/04/2020:
–Bollettino Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale del 21/04/2020:
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