*crediti foto in calce


Dal 14 marzo, gli operatori della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza impegnati nei «servizi di prevenzione generale e pronto intervento» in diciotto città italiane sono dotati dell’arma ad impulsi elettrici, il Taser. Secondo il Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, l’adozione di questo strumento «costituisce un passo importante per ridurre i rischi per l’incolumità del personale impegnato nelle attività di prevenzione e controllo del territorio», perché gli operatori «saranno in grado di gestire in modo più efficace e sicuro le situazioni critiche e di pericolo». La sperimentazione della pistola ad impulsi elettrici era stata autorizzata dall’art. 8, comma 1-bis, D. L. 119/2014, tuttavia l’avvio del programma era subordinato all’emanazione di un decreto del Ministero dell’interno che avrebbe dovuto individuare «le necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica».

Il Viminale, durante il mandato di Matteo Salvini, ha emanato due decreti, il 4 luglio 2018 e il 5 dicembre 2018, per autorizzare l’amministrazione di pubblica sicurezza a usare il «Taser modello X2»; la sperimentazione ha avuto un esito positivo e, pertanto, l’amministrazione ha chiesto che tale arma fosse inserita «fra le normali dotazioni ordinarie di reparto, per poterla utilizzare “a regime”». A seguito dell’avvicendamento di una nuova compagine governativa, il Ministero della salute ha ritenuto di dover disporre ulteriori approfondimenti, chiedendo un parere al Consiglio superiore di sanità; quest’ultimo ha riconosciuto la pericolosità dell’arma, perché «la probabilità di un arresto cardiaco, in conseguenza dell’uso della pistola a impulsi elettrici, dipende dalla potenza dell’arma, dalla durata della scarica elettrica e dalla sua eventuale reiterazione, nonché dalla sede del bersaglio». Ciononostante, il Ministero dell’interno ritiene di aver tenuto conto di tali criticità, in quanto «ha previsto – così come indicato dall’Istituto superiore di sanità – che l’impulso elettrico debba avere una durata massima di cinque secondi, al termine dei quali l’impulso si arresta automaticamente»; di conseguenza, il 3 gennaio 2020 è stato pubblicato il bando di gara per la fornitura di armi ad impulsi elettrici che da qualche giorno fanno parte dell’armamento in dotazione al personale di pubblica sicurezza. Molti segnalano la pericolosità e l’inutilità di un’ulteriore arma a disposizione degli operatori, e noi ci uniamo a loro.

Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale raccomanda che il Taser sia «usato con estrema cautela e in situazioni assolutamente eccezionali, quando non sia stato possibile ricorrere ad altri mezzi»; ricorda, inoltre, «l’obbligo del suo non impiego in luoghi chiusi privativi della libertà personale e raccomanda la speciale cautela nel suo utilizzo nei confronti di persone di particolare vulnerabilità psichica o comportamentale». L’associazione Antigone conduce da tempo una battaglia contro l’uso del Taser, evidenziando la sua estrema pericolosità e il fatto che «nella pratica viene utilizzata al posto del manganello e non delle armi da fuoco e che, come dichiarato dall’azienda che lo produce, ha un rischio di mortalità pari allo 0,25%. Ciò significa che se il Taser venisse usato su 400 persone una di queste potrebbe morire». Sempre Antigone ha ricordato due importanti ricerche volte a dimostrare pericolosità e inutilità del taser. La prima è una inchiesta di Reuters che ha appurato che dal 2000 ad oggi oltre 1000 persone sono morte nei soli Stati Uniti a seguito dell’utilizzo della pistola a impulsi elettrici. La seconda, invece, è una ricerca di Apm reports, secondo la quale il taser è stato infatti efficace solo circa nel 60% dei casi e, tra il 2015 e il 2017 per 250 volte, al suo impiego non efficace è seguita una sparatoria; in 106 casi, inoltre, il suo utilizzo ha determinato un aumento della reazione violenta della persona che si voleva ridurre all’impotenza. E’ davvero necessario dotare le nostre forze dell’ordine di uno strumento inutile oltre che pericoloso?

Ha ragione, in definitiva, Vincenzo Scalia, professore associato di Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale nell’Università di Firenze: la politica ha scelto di  «puntare su mezzi di coercizione fisica che riaffermano l’imprinting repressivo delle forze dell’ordine, e allontanano ogni prospettiva di collaborazione [anziché] investire risorse in una formazione improntata alla mediazione, al dialogo, al riconoscimento della diversità e del pluralismo» (Il Dubbio, 15/3/22).

*foto dell’articolo “Roma. Sì alle pistole elettriche, la svolta della Polizia” su: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/s-alle-pistole-elettriche-la-svolta-della-polizia