A margine dell’ultimo sviluppo giudiziario dell’assurda vicenda di Giancarlo Pittelli, il breve commento che vi proponiamo supera la sua storia e si apre alla sorgente, l’inchiesta Rinascita Scott, dalla quale sembrano muoversi per linea diretta vizi e criticità.


*crediti foto in calce

Il Tribunale del Riesame si è espresso in termini perentori sulla carenza di gravità indiziaria del concorso esterno in associazione mafiosa contestato a Giancarlo Pittelli: la sua condotta costituisce solo “una millanteria” ‒ guarda caso, ricavata e fraintesa da un’intercettazione ambientale. Più in particolare, a difettare è il nesso causale tra il promesso aiuto alla consorteria criminale e l’effettivo contributo alla conservazione o rafforzamento di quest’ultima: in buona sostanza, non c’è stato alcun contributo concreto. Requisito che invece, ad avviso della Cassazione, deve necessariamente sussistere. Tanto è stato necessario per stabilire che le ingiuste misure che hanno afflitto Pittelli per poco più di 3 anni si fondavano su meri sospetti, coadiuvati da un’interpretazione della fattispecie per niente rispettosa del principio di materialità. Nel campo (il diritto penale) in cui, per definizione, ad essere giudicati ‒ secondo la legge e i criteri scanditi dagli statuti garantistici impressi nella nostra Costituzione ‒ devono essere solo i fatti e i loro eventi, il giudizio non può essere impegnato da presunte valutazioni morali e deontologiche sull’uomo. La tortuosa vicenda processuale di Pittelli, in più, si presta ad essere manifesto della più ampia operazione che l’ha partorita: delle 334 misure di custodia cautelare scaturite dall’inchiesta “Rinascita-Scott” contro la ‘ndrangheta calabrese (la più grande operazione antimafia dopo il maxi processo contro Cosa nostra, a sentire Nicola Gratteri, che l’ha condotta), molte sono state annullate o riformate dai giudici del Riesame e dalla Cassazione. L’ormai continua ricorrenza (e non più la storica eccezionalità) della formula del “maxi-processo” si pone in evidente antitesi con il nostro sistema accusatorio, ostacolando il pieno esercizio del diritto di difesa e consentendo il proliferare del rischio di spersonalizzazione dei singoli all’interno del processo (con buona pace della valutazione della responsabilità personale). Perché in un contesto che coinvolge quasi 400 imputati, il sottinteso di cui sembra farsi carico la deformità dell’accusa è che la caccia vale più della preda.

*foto dell’articolo “‘Ndrangheta, Scott-Rinascita: Pittelli lascia i domiciliari a tre anni esatti dal maxi blitz”, su: https://calabria.gazzettadelsud.it/articoli/cronaca/2022/12/19/ndrangheta-scott-rinascita-pittelli-lascia-i-domiciliari-a-tre-anni-esatti-dal-maxi-blitz-54462314-c4a5-4389-af47-46850524ad3f/