Abbiamo raggiunto telefonicamente Roberto Giachetti, già Vicepresidente della Camera, deputato di Italia Viva, da sempre radicale e attento ai diritti e alle garanzie individuali. Con l’Onorevole abbiamo parlato di separazione delle carriere e dl sicurezza, ma anche degli equilibri interni alla maggioranza sul tema della giustizia penale. Il parlamentare non si è certo sottratto alle nostre domande ed anzi, come di consueto, non le ha mandate a dire.
Partiamo da un tema importante e divisivo. Separazione delle carriere sì o separazione delle carriere no?
Sono sempre stato a favore della separazione delle carriere. Lo sono da quando sono entrato nel Partito Radicale, dal 1979. Quindi sì, sono favorevole. Detto questo, però, quello che trovo assolutamente insopportabile, anche riguardo alla separazione delle carriere, ma non solo, è il metodo del Governo.
Si riferisce all’assenza di dibattito parlamentare?
Certo! Non è accettabile, in termini di metodo, che una proposta di legge di riforma costituzionale venga presentata come blindata in prima lettura. Neanche in seconda lettura, ma in prima lettura ci rendiamo conto?! Non c’è neanche la scusa del fatto che, se si modifica qualcosa, poi si deve ricominciare da capo l’iter… è solo una forma di arroganza parlamentare, che per quanto mi riguarda incide anche sulla valutazione di una riforma che pure condivido. Peraltro, anche il sorteggio non mi convince del tutto. Ma non è tanto qua il punto. Lo ripeto, il problema è il “m-e-t-o-d-o”. Siamo davanti una forma di violenza parlamentare! C’è un’altra cosa che non mi piace poi.
Quale?
Stanno trasformando la separazione delle carriere in uno strumento di lotta contro la magistratura e non va bene. Strategicamente non va bene, perché trasformano questa riforma in una riforma punitiva della magistratura, quando invece è una riforma giusta, finalizzata al giusto processo, e così offrono argomenti ad ANM per sostenere che questo cambiamento porterebbe i PM sotto l’esecutivo, quando oggettivamente non è vero! Succede così perché li fa sentire attaccati e si chiudono a riccio. Poi, questo attacco continuo al potere giudiziario, così, quando fa comodo, solo quando vengono condannati o attaccati i loro, come nel caso Del Mastro, non è garantista: è una roba che tradisce un’idea della giustizia illiberale, un’idea proprietaria della giustizia. Io, lo sapete, non ho certo paura di criticare la magistratura. Andatevi a rivedere cosa ho detto su e a Gratteri in più occasioni. Ma questa modalità non funziona. È sbagliata e anche controproducente.
Veniamo al dunque, Onorevole, cerchiamo di capirci: se, come pare, sulla separazione si va al referendum, vota sì o vota no?
Io adesso, tendenzialmente, vi dico che voto sì. Però voglio anche vedere quale sarà il contesto al momento del voto. Lo dico molto francamente. Perché io non accetto il ricatto che, siccome è una battaglia che sto portando avanti da una vita, devo votare sì per forza.
Si potrebbe obiettare che il contesto cambia, mentre la riforma, decisiva, importante e irrinunciabile per il giusto processo, invece resterebbe…
Certo, questo è un elemento decisivo. È vero. Però da un lato non mi convince il sorteggio, dall’altro non mi convince il metodo. Voglio dire: quando si ha a che fare con una riforma che viene presentata in un determinato modo, che si discute in un determinato contesto e che nel merito ti solleva anche qualche dubbio, francamente io penso che sia legittimo che pure una persona strafavorevole in linea di principio, come me, si ponga il problema. O no? Poi probabilmente finirà che voterò a favore, ma il problema quantomeno me lo pongo.
Ci mancherebbe. Ne riparliamo più avanti, allora. Passiamo oltre, parliamo del dl sicurezza. Qual è la cosa che la preoccupa di più del decreto?
Beh, il reato di resistenza passiva in carcere, dunque l’equiparazione di chi fa scelte non violente, di protesta, all’interno del carcere – con tutte le ragioni che ci sono, peraltro, per protestare contro le condizioni detentive – ad azioni di protesta invece violente è, obiettivamente, una porcata. Lo dico chiaramente. E credo che sia pure al limite della costituzionalità. Tra l’altro, nessuno ne parla più: ma vi ricordate che un annetto fa, a maggio 2024, è stato creato un reparto speciale della polizia penitenziaria, il G.I.O., specializzato nella repressione delle rivolte in carcere? Questi due elementi, quello del nuovo reato e l’istituzione di questo reparto, letti insieme, sono preoccupanti. Poi, è pure un reato stupido, sapete perché?
Ci dica.
Facciamo due conti. Se sono un detenuto recluso in condizioni obiettivamente indegne, trattato come un animale, e scelgo di protestare, se anche la protesta pacifica, non violenta, viene considerata un reato di resistenza passiva, allora tanto vale, a quel punto, mettere in campo una protesta violenta, perché in ogni caso verrò ritenuto responsabile penalmente. Non so se mi spiego. Si tratta di una fattispecie che finirà per essere controproducente, perché rischia d’innescare meccanismi pericolosi invece che contribuire a gestire la situazione penitenziaria in maniera più efficace. Io mi sono già assunto la responsabilità di dire una cosa e la ribadisco anche qui: c’è qualcuno nel Governo che non vede l’ora che si verifichino sommosse in carcere per poter attuare una stretta ancora più pesante di quella attuale. Altrimenti l’introduzione anche di questo reato non si spiega. D’altronde, tutto il dl sicurezza è pieno di norme repressive e securitarie, direi a tratti autoritarie, sicuramente illiberali.
A proposito di diritto penale illiberale, il Ministro Nordio si era presentato agli italiani come il Guardasigilli che avrebbe riformato il codice penale, che avrebbe perseguito un modello marcatamente garantista, eppure ha introdotto più di 50 reati in due anni. Ha scelto di sacrificare tutto per passare alla storia come il Ministro che ha separato le carriere?
Allora, vi prego di trascrivere letteralmente quanto sto per dire: non ha scelto di sacrificare tutto solo per la separazione, ha scelto di sacrificare tutto per salvare il suo culo, per preservare la sua poltrona al Ministero. Ha rinnegato ormai totalmente tutto quello che è sempre stato parte della sua cultura e delle sue, diciamo, anche dottrinali indicazioni, ripetute nel tempo, sul contrasto al panpenalismo. L’aspetto più assurdo però l’hanno notato in pochi: Nordio ha sostenuto che non sarà mai messa in discussione la Legge “Severino”, che non verrà mai rivista o abrogata dal Governo. Ma Nordio è stato il Presidente del Comitato promotore dei referendum leghisti sulla giustizia, e all’interno di quei referendum c’era precisamente il superamento della riforma della Legge “Severino”, ossia la sua abrogazione nella parte che riguarda gli amministratori e la presunzione dell’innocenza. Ripeto, lui è stato il Presidente garante del Comitato referendario su cui abbiamo portato centinaia di migliaia di persone a votare e, a distanza di tempo, per mantenere il culo sulla poltrona, perché non c’è un’altra ragione e vi prego di trascriverlo, me ne assumo io la responsabilità, sconfessa totalmente questa linea. Questo purtroppo, a posteriori, da la misura di come bisogna conoscere le persone fino in fondo per capire esattamente chi siano. Perché poi chi sono lo scopri al momento in cui, diciamo, devi valutare la loro coerenza.
Ma quindi non c’è alcuna speranza, al di là della separazione delle carriere? Non arriverà nulla di buono, neanche magari grazie al lavoro di mediazione di Forza Italia, sul carcere?
No, no, non aspettiamoci nulla. E in questo la responsabilità di Forza Italia è doppia rispetto agli altri partner. Fratelli d’Italia e la Lega, perlomeno, dicono apertamente di essere contrari a interventi come amnistia e indulto, o alla liberazione anticipata speciale. Invece Forza Italia ha fatto finta di appoggiare anche la mia proposta sulla liberazione anticipata, esattamente come ha fatto su quella relativa alle madri detenute e in tante altre occasioni. E così sta facendo anche sul tema della custodia cautelare. Fa finta di essere la quota garantista, alza la bandiera e poi, non appena arriva il richiamo della foresta, s’irreggimenta ed ecco tutto. Ignorano anche l’emergenza, fingono d’interessarsi. Altro che costruzione di nuove carceri, che richiederebbero anni, o all’altra presa in giro dell’adattamento delle caserme. E poi, dopo le caserme, i famosi moduli, i prefabbricati, i container dal costo di 83.000 euro a detenuto al giorno. Cioè vi rendete conto che qualunque cosa loro dicano su questo argomento è una totale presa in giro? Una cosa fatta semplicemente per far finta di rispondere, sapendo perfettamente che nulla di tutto quello che stanno dicendo e facendo sarà risolutivo rispetto al sovraffollamento. Poi, vogliamo essere onesti fino in fondo? Vogliamo dirla tutta? La gestione problematica del carcere non è una cosa che riguarda solo questo Governo, perché questa battaglia l’abbiamo fatta anche quando c’erano governi di sinistra, governi tecnici e quant’altro. C’è una resistenza generale. Però con questo Governo siamo oltre. Devo aggiungere altro?
*foto ricavata dall’articolo dell’Ansa
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